La Sindrome di Stoccolma 

en hälsning från Junibacken
 Vi svegliate con calma, sono le nove passate e il sole è già alto da un pezzo. Oggi è il compleanno di Mitia: sedici anni fa, in una calda notte di Agosto milanese, arrivava in ritardo di una settimana all’appuntamento. Un ciccione di quasi quattro chili, che oggi se fossimo in USA potrebbe prendere la patente, Cristo santo (Dio solo sa quanto ti farebbe comodo ora, eh?). Festeggiate brevemente a colazione: la signora della reception è davvero contrita ma no, non ha candeline! Amen.

Prendete la metro e in un batter d’occhio siete a spasso per l’intrico del Gamla Stan. Poi prendete il traghettino per Djurgården e dopo l’ennesimo hot dog per pranzo visitate il Vasa Museet, i ragazzi si entusiasmano per l’immensa nave, testimonianza di uno dei più grandi Epic Fail della storia: affondata il giorno del varo dopo pochi metri perché semplicemente troppo GROSSA per stare a galla.

di ragazzine molto piccole, di navi molto grandi
  L’han tirata su 300 anni dopo e ci han costruito intorno un museo: oggi è un gigantesco relitto che lascia a bocca aperta. Piccola nota: il museo, come tanti altri, è gratis per tutti i minori di 18 anni. 

Nel pomeriggio passeggiate per l’elegante Ostermalm, silenziosa e un po’ severa. Vi trasferite a passare la serata di compleanno a Södermalm, ex quartiere operaio di Stoccolma e oggi zona bohemienne della città, animata da caffè e boutique di giovani stilisti e designer, oltre agli immancabili negozi di seconda mano. Tutto comunque molto swedish stile: sarebbe a dire elegante e poco appariscente. In Nytorget, piazza affollata di famigliole e bambini nudi che fanno il bagno nella fontana, vi rilassate qualche momento. Pensi che ti piacerebbe vivere qui: ti accontenteresti di un appartamento in un palazzo popolare che affaccia sulla piazza; o meglio ancora nella mansarda del bell’edificio ad angolo, esempio della pulita architettura svedese di inizio secolo scorso, con tanto di bow window angolare curvo; o chissà, magari in una delle casette di legno a un piano che costeggiano la piazza su di un lato, coi serramenti bianchi e il giardinetto sul retro.  

prendo la seconda da sinistra, grazie
 Avevi chiesto la Svezia come meta dell’erasmus, poco più di sedici anni fa:
chissà, se non avessi dovuto rinunciare forse oggi vivresti proprio in questa piazzetta, e saresti uno di quelli che tornano a Milano giusto per passare il Natale in famiglia. Ma quel che conta, alla fine, è che oggi sei arrivato fin qui con Mitia che compie proprio quei sedici anni.

Festeggiate degnamente il compleanno con una cena svedese luculliana a base di carne al Pelikan, bellissimo ristorante tradizionale poco lontano. Chiacchieri a lungo con una coppia di svedesi seduti accanto a voi, ti chiedono da dove vieni e gli racconti la tua storia. Ti augurano calorosamente buon viaggio, e ti ripetono quello che tanti ti dicono: è una bellissima cosa per i tuoi figli.    Chissà, chissà se apprezzano quanto te questa città e tutti gli alti meravigliosi posti che state visitando, come premio per le migliaia di chilometri macinati alla guida dell’orsone Volkswagen. 

La cena si conclude con la famosa gag del ristorante svedese, messa a punto da te e Emma: – Emma, hai mangiato abbastanza? Vuoi qualche cos’altro? -. – No, grazie: sto colma -. (Risate registrate)

Rientrate con la metro: il campeggio si trova in un sobborgo periferico, per raggiungerlo bisogna attraversare un agglomerato di casermoni grigi mentre finalmente (sono le dieci passate) il sole cala.  

tramonto e suburbia a Bredäng
Siete allegri e stupidi, mentre camminate per le strade deserte: Mitia espone la sua teoria riguardo il fatto che il fratello di Peppa Pig è stato adottato (“tutti hanno il nome con la stessa iniziale di quella della specie a cui appartengono: Peppa Pig, Danny Dog, Susy Sheep… Tutti tranne il fratello, che si chiama GEORGE. Perché? Perché non sapevano a che specie appartenessero i veri genitori: perché è stato abbandonato!”). 

Dormi male la notte: l’orgia di carne si rivela difficile da digerire. Fai sogni strani, che al mattino non ricordi. Vi svegliate tardi, e con calma fate colazione. È un’altra splendida giornata: decidi di andare in città col furgone oggi. Parcheggi senza difficoltà appena prima del ponte che porta a Djurgården. Fate un picnic sui prati dell’isola verde, e poi porti le bambine a Junibacken, dopo aver lasciato Mitia (troppo grande per questo genere di cose) al Nordiska Museet adiacente, tutto contento di visitarlo per i fatti suoi. Per quel che riguarda la vostra visita invece sei un po’ riluttante, sulle prime: un piccolo parco tematico incentrato sulla letteratura infantile nordica, ma che cazzo ne sapete voi? Eppure te lo hanno consigliato in tanti, e Maia è eccitatissima ormai. Alla fine è una rivelazione: un piccolo luogo magico, con ricostruzioni delle ambientazioni delle storie per bambini della tradizione letteraria scandinava dell’ultimo secolo, fatte con una delicatezza e sensibilità inaspettata. Poco importa se non conoscete praticamente nessuno dei personaggi: le ragazze sono entusiaste, Maia in particolare trilla di felicità e stupore andando a infilarsi in ogni pertugio. A stento riesci a trascinarla via dalla ricostruzione fedele di villa Villacolle, coi bauli colmi di travestimenti ad uso e consumo dei bambini. Non ci sono video, nè effetti sonori o robot animati: anni luce dalla plastica di Disneyland. Sono come illustrazioni ad acquerello e matita in tre dimensioni, nelle quali si puó entrare e toccare tutto. I personaggi principali peró li conosci: Pippi Långstrump e i Moomin. E qui ti si permetta una 

discutibilissima filippica su letteratura infantile e pedagogia: Scandinavia vs Italia

Pippi Calzelunghe, anarchica e felice: vive da sola, non va a scuola, fa a botte coi ragazzi, mangia un sacco di porcate, fuma (secondo te si fa anche un drink ogni tanto, magari negli spazi bianchi tra un capitolo e l’altro del libro), ha un concetto di ordine ridicolo: eppure se la passa benissimo, e perfino i vicini borghesi e conservatori la amano e rispettano.  

 I Moomin, malinconici e un po’ psichedelici, pieni di empatia surreale in un mondo dove non esistono personaggi che siano totalmente buoni o totalmente cattivi (sarà per questo che hanno riscosso grande successo nel Giappone di Miyazaki?); in Italia li aveva pubblicati solo Linus negli anni’70 alla stregua di un fumetto “alternativo”. Entrambe sono frutto dell’opera di autrici femminili dalle vite coraggiose (in particolare ti incuriosisce la finlandese Tove Jansson).  

E diciamolo allora che il nostro Pinocchio, il cui senso morale discende  solo dalla minaccia di punizioni o dal timore degli imbroglioni, bell’ipocrita benpensante, è una lettura per bambini che non hai MAI sopportato. Sul libro Cuore poi, stendiamo un velo pietoso. (Fine della filippica)

Dopo una breve visita al Fotografiska Museet (esposizioni temporanee che non ti entusiasmano, però lo spazio è molto bello), rientrate. 

Stoccolma si conferma una delle tue città preferite:  elegante ma calorosa, spettacolare ma discreta. Il giorno dopo si parte per il Nord, vi aspetta l’Höga Kusten. 

4 pensieri su “La Sindrome di Stoccolma 

  1. Uaooo mi fai rivivere atmosfere magiche che ho incontrato lungo la Danimarca e in altri miei viaggi!! Meraviglioso! aspetto i prossimi post!!
    Lo sai di essere sul giornale ‘Gioia’?
    È così che ho conosciuto il tuo progetto! Buon viaggiooooo

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