Il giorno dopo sostate a fare merenda a Orsa, sul lago Siljan, rinomata località di villeggiatura: l’atmosfera è molto diversa dal selvaggio nord, non che ci sia folla (ma dove ne avete incontrata, in Svezia?), però il lungolago è percorso da famigliole che passeggiano biondissime nel sole del tardo pomeriggio.
Era un luogo molto amato dai pittori svedesi, il lago Siljan, per la sua atmosfera serena: visitate il museo di Anders Zorn, con i suoi acquerelli gentili ma un po’ noiosi. Si fa tardi, per lo meno per gli standard scandinavi (ma perché deve chiudere tutto alle cinque anche d’estate, quando le giornate durano mille ore?), e purtroppo dovete rinunciare a visitare la casa di Carl Larsson, il Norman Rockwell svedese (in realtà è Rockwell ad essere un Larsson in versione yankee, diamo a Carl quel che è di Carl)
e soprattutto le infernali miniere di rame di Falun! Peccato. Dopo cena sistemi i sedili posteriori in modo che le ragazze possano dormire al sicuro anche in caso di brusche frenate, e vi apprestate a viaggiare di notte. Tu e Mitia davanti chiacchierate ascoltando Tom Waits, dietro le ragazze si godono il privilegio di un pigiama party in viaggio. Quando cala l’oscurità è un buio pesto, non c’è più il leggero chiarore notturno della Lapponia e i lampioni non piacciono agli svedesi: i fari del Volkswagen illuminano più di una volta lepri e volpi che attraversano la strada davanti a voi. Quando sei stanco, vi fermate in un’area sosta vicino alla strada a dormire.
Il giorno successivo dopo pranzo attraversate il ponte di Øresund, e la Svezia saluta con te il suo consumatore principale di kanelbullar. L’altro dolciume/porcata che avete consumato compulsivamente in questi giorni è il Marabou: tavolette di cioccolata svedese, bisogna ammettere peraltro di ottima qualità. Resta da capire per quale cazzo di motivo gli abbiano dato il nome di un orribile uccello africano la cui peculiarità è nutrirsi di carcasse di animali morti. Passando il confine pensi che avete attraversato praticamente tutta la Svezia e non hai mai incontrato nè visto un poliziotto che sia uno, qualunque cosa questo possa significare.
Prenderete il traghetto da Rødby che taglia fuori buona parte della Danimarca portandovi direttamente in Germania: siccome ce ne sono anche di notte, decidi di fare prima un salto a Copenaghen.
La circolazione col Volkswagen a Copenaghen risulta faticosa e ti richiede molta concentrazione, per tre motivi: primo, il centro della città è piuttosto intricato; secondo, ci sono un miliardo di ciclisti che filano come schegge da tutte le parti; terzo e non ultimo, la popolazione femminile. Non te lo aspettavi: è evidente che le donne di Copenaghen sono le più belle del mondo, pensi, mentre cerchi di mantenere una parvenza di controllo della situazione davanti ai ragazzi. Parcheggi nel primo posto libero che trovi e proseguite a piedi. Anche qui i musei chiudono alle cinque: per fortuna però al mercoledì la galleria nazionale resta aperta fino alle otto. Attraversate i curatissimi giardini di Rosenborg e arrivate all’imponente edificio della Staten Museum for Kunst, con la grande vasca circolare davanti all’interno della quale i visitatori possono portare le sedie di ferro verniciato per accomodarsi coi piedi in acqua.
Meanwhile in Milan, un museo di recente apertura che offre solo un’esposizione temporanea, come dicono i milanesi, “bella ma non bellissima”, si vanta di aver abbassato il biglietto da 15 a 12 euro in occasione di Expo. E i minori? 10 euro! Mah. D’altronde che ne vuoi sapere tu di politica e management dell’arte, non hai preso Master presso una business school…
È ora di ripartire, fuori cala il sole: a Copenaghen ci tornerai però, con più calma: segnatelo. Saluta le danesi e rimettiti in marcia.
voglio andare nella sala degli schizziiiii
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