LA LISTA E’ VITA: sopravvivere alla preparazione (moltiplicata x 4) dei bagagli per un viaggio verso la Lapponia.

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Cosa intendevo dire con “sacchi h20 repellenti nella cassa in alto”????

Questo tuo mese di Luglio si sta rivelando denso di scossoni: vedi di non accanirti a cercare un significato recondito come al solito, per favore. Perchè non c’è, o comunque tanto non ci arriverai ora.

I ragazzi sono ancora al mare; ti ritrovi da solo in questo calderone bollente a ultimare i preparativi per la partenza di venerdì. Bisognerebbe essere metodici forse, ma tu non lo nacqui: compili liste destinate ad essere perse in breve tempo o che, nel migliore dei casi, un paio di giorni dopo non riuscirai più a decifrare. Di conseguenza ti rassegni ben presto a fare le cose the way of the dog’s dick. IMG_2940

Vediamo un po’, allora. Prima di tutto, le necessità dei ragazzi:

Abbigliamento che copra il delta compreso tra costume+infradito e piumino+scarponi. Un delirio, soprattutto da quando i due più grandi  hanno cominciato a crescere per SALTI QUANTICI: potrebbe essere che al ritorno dal mare gli vadano piccole cose che gli erano enormi un mese fa. Non si fa così, però.

Vettovaglie per colazione / pranzo / cena / merenda / momentodimprovvisanostalgiachepiovefafreddoequituttiparlanostrano. Anche qui è un casino, perchè quei tre si sono messi d’accordo di nascosto (ne sei sicuro) per fare in modo che non ci sia una pietanza UNA che piaccia a tutti contemporaneamente. Devono avere una specie di tabella excel da qualche parte con tutte le combinazioni di cibo possibili, e loro si incontrano periodicamente in assemblee carbonare per aggiornare in segreto le preferenze, facendo attenzione che non coincidano mai per tutti e tre :“Maia, mi dispiace ma d’ora in poi tu dovrai rinunciare alle cozze. Le rifiuterai simulando conati di vomito”. “Oh no, mi piacevano tanto”. (Piange) “Sigh, povera me”.”Lo so sorella, anche io non potrò più mangiare la pasta al pesto che amavo… ma è un sacrificio che va fatto, non vorrai mica rendere la vita facile a mamma e papà?”. (Guardando il cielo tra le lacrime) “Questo MAI!” (Si abbracciano).

Medicine. Sei stato cresciuto nella convinzione che l’aspirina fosse la panacea per qualunque male, e ancora oggi consideri qualunque altro farmaco efficace quanto i Fiori di Bach. Ma pediatri e medici col tempo hanno scalfito questa granitica convinzione: non si può semplificare coi bambini, e poi l’aspirina fa male allo stomaco. E allora ecco apparire antipiretici rosa, antinfiammatori gialli, pomate rosse, colliri azzurri. Poi non saprai che fartene perchè ti rompi a leggere i bugiardini, e finirai per dargli un’aspirina (“Vedrai che con questa la costola rotta si aggiusterà in un paio di giorni”).

Libri. Mmm. Comprare i libri per i ragazzi prima di un viaggio è una delle gioie della vita. Vediamo un po’: un bel mattonazzo di fantascienza cervellotica per il grande; qualche cosa di buffo e un pochino femminista per la piccola. E infine per Emma, ma in realtà per tutti, inevitabilmente questo.

Musica. Tanti anni di spostamenti coi figli ti hanno permesso infine di scoprire il Segreto della Tranquillità Automobilistica: gli sceneggiati radiofonici. Sì signori, il modo più efficace per intrattenere i ragazzi in auto è una roba da ANZIANI. Non è facile trovarne in italiano, ahimè non abbiamo la BBC qui. Bisogna spulciare l’internette e spesso hanno una qualità audio mediocre, ma sono ugualmente in grado di ipnotizzare letteralmente le creature (e a dire il vero pure te). Quest’anno hai puntato su: Blade Runner;  Tex Willer; la biografia di Bruce Lee (“Non potrete mai chiamare il vento, ma potete lasciare la finestra aperta”. NO, MA SCUSATE EH); Belfagor il fantasma del Louvre; e un mucchio di altri tra i quali, direttamente dal 1949, “Vi parla Alberto Sordi” (!). Poi vabè, c’è la musica. Ma quella la racconti in tempo reale.

Film. Per le sere di maltempo chiusi in furgone. Non è facile conciliare i gusti cinematografici di ragazzi di età così diverse. E allora investi in classici: tutto Myiazaki per Maia, che comunque si guarda qualsiasi cosa; poi Animal House, Point Break, il Grande Lebowsky, Moonrise kingdom, the Blues Brothers, i Goonies, Stand by me, La Grande Fuga. Per finire, “I soliti ignoti”. Insomma da Totoro a Totò, va benissssssssimo direi.

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Potresti leggerli mentre guidi. Ah no, è pericoloso: fa venir la nausea leggere in auto

E per te invece? La solita strategia di portare i vestiti più vecchi e rovinati, così man mano li butti via? Dieta a base di radici, insetti e birra, per risparmiare? E poi cosa te ne fai di quei libri, di quei film con Shirley MacLaine coi collant verdi o Jack Nicholson col naso tagliato, davvero credi che avrai tempo libero per (ri)guardarteli? Pffffft. Pensa piuttosto a stare concentrato sulla strada, che è lunga. E non distrarti a guardare le svedesi.

FUCK FLEGETONTE: quando i topi partono, il gatto balla. Il giovine A.F.

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Zitti un po’, che comincia er filme

Flegetonte” è giusto il nome del cazzo che una vecchietta potrebbe dare al suo barboncino: “vieni Flegetonte, che la mamma ti ha preparato il pasticcio di fegatini”. Ma chi è che dà questi nomi idioti ai fenomeni atmosferici? Ma verrà anche pagato per questo?

A Milano si boccheggia, è inutile cercare consolazione negli effimeri eventi estivi tipo il Festival dell’Unità degli hipster. Per fortuna loro, i tuoi figli vanno a prendere un po’ di fresco al mare; la sera prima porti tutti in una bieca e sincera pizzeria, e poi a ingollare il gelato sotto ai bagolari di via Biondi. Li ritroverai solo a fine mese, appena prima della vostra partenza. E’ la classica serata da vigilia di vacanza estiva: puoi percepire tutta la leggerezza che gli scorre sotto la pelle, li fa parlare a un volume leggermente più alto del solito e camminare molleggiandosi. Che invida.

Abbandonato dalle creature, Sabato decidi di fuggire di nuovo: questa volta verso i monti. Prendi la macchina e attraversi la città che tremola nell’afa, percorri via Palmanova (non superare i 60 km/h che c’è l’autovelox) e imbocchi la Madre di Tutte le Autostrade. Il tuo amico ed ex coinquilino, il giovine A.F., ti aspetta insieme ad altri amici in Val di Fumo (e vai con la fiera dell’umorismo): avresti millemila cose da fare ma beh, cosa ci siamo detti riguardo a quali unghie tagliare prima, l’altra volta? E poi, questo è uno di quei week end in cui devi scacciare un pensiero dalla testa.

ah ma com'era contentona l'anziana vicina
ah ma com’era contenta l’anziana vicina

Con A.F. hai condiviso per due anni una casa dal grande terrazzo, vicino a Loreto. Un periodo di cui conservi bellissimi ricordi, sia tu che i tuoi figli (ma non altrettanto la vicina di casa: forse non apprezzava la musica?). Tu e A.F. siete forse diversi per età, carattere e necessità, eppure è una persona con cui ti senti sempre perfettamente a tuo agio (una rarità assoluta, per un patologico introverso quale sei). Le vostre vite seguono binari differenti, ma c’è una direzione comune guidata dall’istinto irrefrenabile a esplorare strade, cose e persone, ognuno a modo suo. Non ha importanza quanto tempo passi, quando vi ritrovate insieme in qualche posto (magari meraviglioso, come questa volta) sembra la cosa più naturale del mondo.  Questa roba è l’essenza vera di quello che chiamiamo amicizia, pensi.

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uh – oh

Lasci l’auto nei pressi della n-sima diga trentina (ma quante sono? meravigliose e terribili nella perpetua minaccia di perdere il controllo del loro immenso potere), e intraprendi il percorso che costeggia il lago. Nuvole scure ruggiscono sulle cime dei monti, non avevi previsto l’eventualità di un temporale… per fortuna ti trovi nel tratto del percorso dove gli alberi si fanno più fitti, e ti proteggono dalla pioggia. Le poche persone che incroci lungo il cammino ti salutano ostentatamente, secondo quell’irritante convenzione dell’in montagna se volemo tutti bene. Ma che cazzo, non si potrebbe fare che quando ci si incontra basta un sorriso, visto che stiamo tutti ansimando per la camminata? Sarai tu lo scorbutico eh, ma a volte in montagna si incrocia gente con l’espressione amichevole tipica di Rosa e Olindo, che si affanna a salutarti ad alta voce; però mentre lo fa si vede chiaramente che ti sta odiando

Uscito dal bosco dIMG_2697i larici cominci a risalire la valle costeggiando il fiume, mentre le nuvole si aprono. L’ultimo sole torna a illuminare l’Adamello che chiude una valle idilliaca, raccolta attorno al Chiese che scivola allegro formando anse, pozze e cascate. Finalmente incontri gli altri, che stanno montando le tende in un prato vicino al fiume, ben attenti a non calpestare i souvenir delle mucche.

A tal proposito mi sia concessa una breve

DIGRESSIONE SCATOLOGICA

La cacca di mucca è un oggetto verso il quale tutti proviamo istintiva simpatia. Fateci caso: ci riferiamo ad essa chiamandola sempre con l’affettuoso termine “cacca”, tornando bambini mentre ci godiamo l’allitterazione. “Merda” invece è un termine offensivo che riserviamo alle deiezioni canine, verso le quali proviamo repulsione. cacca muccaNessun escremento può vantare la confidenza affettuosa che gli umani provano verso la Cacca di Mucca. Sarà per quella forma circolare e spiraliforme, che evoca immagini ataviche impresse nella nostra mente fin dalla notte dei tempi: le galassie e i danish rolls. Va bene la smetto.

Decidete di onorare il nome della valle con un ricco barbeque, e quell’altra cosa che vabè ci siam capiti, mentre il cielo si riempie di stelle. Dormi come un bimbo, e il giorno successivo vi sveglia una transumanza equino-bovina che attraversa il vostro campo guidata dalle esclamazioni dei mandriani (tö tö tö tö! dåi béllaaaaaaa! tö tö tö tö! n.b. le vocali vanno pronunciate alla svedese). L’acqua del Chiese è gelida, ma ci sarà da rimpiangere questo bagno nei prossimi giorni…

Rientri a Milano in serata, ascolti questo contando i giorni che mancano dal rientro dei ragazzi, e conseguentemente dalla partenza: sono 25, un’eternità. E’ora che cominci a preparare le cose, forse, non puoi improvvisare come quando sei solo.

E poi, ora più che mai hai bisogno di realtà, non di illusioni. Falla almeno essere una realtà bella, allora.

PRIMO TEST DRIVE: breve fuga da una metropoli in sindrome PM

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In primo piano, il figliuolo più grande chino a risolvere un’impegnativa equazione algebrica di secondo grado con l’ausilio di un abaco ricavato con i sassolini

Milano, Montemarcello, Fontanellato – 13/14 Giugno 2015

Milano arriva al venerdì esausta, compressa da una bolla di calore e umidità che si gonfia e non trova sfogo. Il livello medio di isteria della città raggiunge livelli preoccupanti, in una sorte di sindrome premestruale collettiva. I mezzi pubblici sono ridotti a bivacco di imbruttiti razzisti che berciano  (parole chiave imposte dalla cronaca locale: machete, scabbia, malaria, caldo. Probabilmente gli stessi argomenti di conversazione dei battelli del Rio Delle Amazzoni), le strade sono in balia di suonatori compulsivi di clacson. Il sollievo arriverà nel corso del weekend, sotto forma di abbondanti precipitazioni: è il momento di fuggire coi ragazzi e andare a testare il furgone lontano dalla città. Sabato escono i tabelloni del liceo del più grande, lo recuperi alla una un po’incazzato (matematica a Settembre, non potrà contare sul tuo aiuto perchè sei rimasto alle divisioni a due cifre) e punti verso quel fazzoletto di terra stretto tra Liguria, Emilia e Toscana dove pare che il sole splenderà.

IMG_2285Due ore e mezza dopo L’Orso Volkswagen si arrampica senza sforzo sul promontorio del Caprione. Lo abbandonate nei pressi dell’imbocco del sentiero che porta alla spiaggia: 700 gradoni di pietra e legno per superare il dislivello che separa il paese dalla spiaggia. Il percorso si snoda riparato dal bosco di pini di Aleppo e lecci, e i ragazzi lo percorrono senza neppure troppe lamentele, anzi appena si comincia a intravedere l’azzurro in fondo al bosco scattano come grilli lungo il sentiero. L’ultimo centinaio di gradoni ti tocca  Maia sulle spalle (le tue ginocchia ti ringrazieranno per l’intera settimana) e giungete alla spiaggia più bella della Liguria, una striscia di sassolini neri punteggiata da rocce, con alle spalle un dirupo su cui si arrampica la macchia. Il mare è grosso e regala onde spumose, le ragazze strillano lasciandosi travolgere, Mitia galleggia facendosi portare dalla corrente. Non sarà facile, ad Agosto, senza questo allegro pozzangherone blu che chiamano Mediterraneo…

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ma “chi cucina lava i piatti” che regola del cazzo è?

Vi fermate a dormire in un campeggio semiabbandonato, un grande spiazzo erboso scandito da filari di pioppi. Prepari la cena per tutti e al calare della notte li metti a letto: la scarpinata per la spiaggia ha spezzato le reni alla prole. Prima di addormentarti fumi una sigaretta, pensando all’infinita to do list che è diventata la vita di molti ormai: ma come sopravvivere quando ogni cosa è una priorità? Quello che facciamo di solito, più o meno consapevolmente, è cominciare dalle cose più minacciose, quelle che “strillano” di più. Mettendole a tacere via via scorriamo la lista, avvicinandoci alle cose più piacevoli che ci aspettano fiduciose e sorridenti sul fondo. Ecco però che qualcuno si mette a strillare di nuovo là dietro, e noi corriamo a zittirlo; le cose belle possono aspettare ancora un po’. Non ci rendiamo conto che così facendo assecondiamo un sistema perverso, per cui quello che urla di più si sente legittimato dalla nostra sollecitudine a continuare a farlo, mentre il dolce che attende paziente lentamente scivola via. E’grottesco, ma forse bisognerebbe davvero sforzarsi di fare prima le cose belle. Sforzarsi di tagliare prima le unghie alla mano sinistra, come direbbe qualcuno.

La mattina di domenica il tempo è cambiato: nuvole basse nascondono il cielo, e una leggerissima pioggerella bagna i vestiti di chi si avventura fuori dal furgone. Rapidamente prepari la colazione, impacchetti tutto e ripartite. A bordo dell’Orso scatta il partitone a “ho la nausea”: pur di sedersi davanti tutti e tre le creature lamentano fantomatici sintomi di mal d’auto. Alla fine la spunta la piccola Maia, che dopo essersi lambiccata con la playlist dell’iphone (un infinito ping pong tra questa e questa, fino all’esaurimento) si addormenta; gli altri russano da un bel po’. Bella compagnia che mi fate, pensi, in realtà contento di poter riprendere il controllo della musica. Fuori scorrono umide le colline boscose della Lunigiana.

A Parma OvestIMG_2228 la svolta brusca per uscire dall’autostrada risveglia tutti. “Dove siamo?“, sbadiglia il più grande. “Vi porto a vedere un posto speciale. Vi piacciono i labirinti?” rispondi seguendo la statale che attraversa campi gialli di grano verso Fontanellato. Non te ne voglia l’esimio FMR (che di sicuro ti legge assiduamente), ma al primo impatto il complesso del Labirinto della Masone paga l’uso un po’ disinvolto del mattone: l’effetto Esselunga è dietro l’angolo (forse Caprotti potrebbe iniziare ad osare un po’). Una volta entrati però il labirinto è una meraviglia, una foresta di bambù che cresce selvaggia ed essenziale fino a nascondere il cielo. La casa museo è una sorpresa, contenitore di opere curiose e perturbanti (vedi la sala con le vanitas ai limiti dello splatter), divertente e piacevole da percorrere. Poi la mostra su Ligabue, vabè: tra  tonsille di leopardi e autoritratti di tre quarti, insomma il trito repertorio, salta fuori una dIMG_2259elirante battaglia nella neve tra russi, orsi, renne e lupi che pare Hugo Pratt (c’è anche Rasputin!). E infine l’esposizione delle pubblicazioni della FMR, tutte rigorosamente in Bodoni, tra cui questa che vorresti tanto nascondere sotto la maglietta di Maia per poi avviarti con disinvoltura verso l’uscita (“mia figlia porta il busto correttivo, sa. Ah si sì, adesso li fanno così, tutti quadrati, funzionan meglio”). Uscite giusto in tempo per prendervi secchiate d’acqua nei 100 metri che vi separano dal furgone. All’altezza di Lodi ti sembra di essere a Ottobre, alla barriera di Melegnano a Novembre.

Rientrato in città, trovi Milano sotto le coperte con una tazza di tè caldo e i biscotti, felicemente imbottita di Moment® Rosa: finalmente piove.

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INTERVALLO PUGLIESE: son sempre belli i matrimoni degli altri. La signorina E.V.

Signorina E.V., non potrebbe la vita essere un eterno ricevimento di matrimonio? Di qualcun altro, si intende

Lecce, Barletta, Selva di Fasano, Cisternino – 28 Maggio/ 1 Giugno

Se fare di necessità virtù è forse solo un compromesso illusorio, è comunque qualcosa che ti riesce bene. Approfittando di un’offertaccia RyanAir (viaggiare in aereo con tre figli è come avere tre mogli a carico, da un punto di vista economico) prenoti i voli per la Puglia, dove lascerai i ragazzi un paio di giorni dal nonno materno e dai cugini, per recarti a un matrimonio.

In aeroporto si consuma un microdramma, forse un piccolo campanellino d’allarme che però ti richiama a una maggiore attenzione in futuro. Emma, la figlia undicenne, ha da sempre paura di volare e quando deve farlo cerca di reprimere la tensione con un grande sforzo. Arrivati al gate insiste per mettersi in fila da subito: tu non ne vuoi sapere di farti una coda inutile visto che i posti sono già assegnati, e la lasci andare in malo modo per sederti e ingozzarti di caramelle gommose con gli altri due, in attesa che la folla venga smaltita. Dopo dieci minuti alzi gli occhi dal giornale e la vedi là in fondo, piccola e sola in mezzo ai turisti sovrappeso, che singhiozza sommessamente. Nota bene: Emma non piange MAI, solo quando si fa veramente male o se è molto, molto, molto triste. Evidentemente questa piccola forma di ansia che trascuri o tutt’al più ti fa innervosire è una sofferenza più forte di quanto pensi: ora raggiungi subito tua figlia, chiedile scusa piano e abbracciala. Seduto accanto a lei durante il decollo, quando nasconde la testa tra le braccia, tienila forte. C’è un’empatia speciale che ti lega a lei da sempre (in ricordo di una brutta avventura una volta hai scritto per lei questa cosa): ci vorrà una sensibilità particolare con lei durante il vostro viaggio di quest’estate, non puoi permetterti leggerezze. Conosci fin troppo bene quella inesplicabile malinconia che si nasconde dietro ai suoi occhi luminosi: di tutti gli aspetti del tuo carattere che potevi trasmetterle, questo è l’ultimo che avresti voluto.

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il rumore che fa quando lo accendi è BRODDGROOROGRREBRRODDOGRREERR ORROGGHRRblblblblblblblblblbl

A Brindisi Casale incontri il tuo ex-pseudo-suocero, che non vedi da quanto, 4, 5 anni? Da quando ti sei separato da sua figlia direi. Il disagio è inevitabile (ce n’era anche in tempi non sospetti, a onor del vero), ma per fortuna i ragazzi non paiono percepirlo: ritrovano i “cugini”, che in realtà sono degli zii loro coetanei, roba complicata da famiglie decisamente allargate. La masseria dove vivono nella campagna leccese è abitata da cani, gatti, cavalli, capre, conigli e milioni di formiche nere, grasse e lucide. Maia, la tua piccola, impazzisce per la gioia. Li lasci e parti alla volta di Barletta: il tuo ex-pseudo-suocero ti ha prestato un IMBARAZZANTE pickup Nissan da vero redneck del Salento (o “come quelli dell’ISIS“, ti fa notare Mitia, il grande dei tre). Niente lettore MP3, sei costretto a sorbirti il palinsesto tamarro delle radio locali: a un certo punto passano Thunderstruck, ma purtroppo non è questa versione.

3E’una gioia veder scorrere il Mar degli Ulivi dai finestrini, mentre percorri al tramonto il mitico tratto pugliese della SS16, con le infinite deviazioni per la Cumblanare e gli immancabili animali spiaccicati a lato carreggiata; arrivato a Barletta invece offri al pubblico lo spettacolare match Pickup Vs. Centro Storico. Nessuno muore, per cui direi che hai vinto tu.

Il giorno dopo approfitti della mattina per buttare un occhio al museo De Nittis, impressionista pugliese che mandò a cagare i compaesani e girò l’Europa trovando amore e fortuna a Parigi: praticamente uno stereotipo di Erasmus ante litteram. Peccato che il quadro più bello sia in prestito a Milano per Expo. Fin qua deve venire a rompere i coglioni ‘sto Expo.

E poi il matrimonio. Beh, il matrimonio è pugliese, ossia: generoso, elegante, sorridente. Si sposa il fratello di una tua amica, la signorina E.V., anche lei qui con il suo compagno. La signorina E.V. è una ragazza speciale, che conosci e frequenti da un sacco di tempo. Vi siete persi e poi ritrovati, e ormai fa ufficialmente parte delle tue persone preferite: quelle capaci di un affetto sorprendente e vero. La vita della signorina E.V. è stata disseminata di scossoni, alcuni molto forti, eppure è ancora quel buffo personaggio la cui immaginazione è irrimediabilmente due metri avanti rispetto alla realtà: di conseguenza, non puoi non provare totale sim-patia per lei. Cara E.V., la Vita ti deve senza dubbio più di quello che ti ha dato finora: portargli rancore è però una perdita di tempo ed energia. Coltiva le cose che ti fanno sentire bella e ricorda che puoi sistemare ogni guaio, quando pensi ne valga la pena: ad esempio se dimentichi la soluzione fisiologica per le lenti a contatto, puoi sempre prepararla da sola, giusto?IMG_2066

Il giorno successivo riprendi il pickup dell’Isis e te ne vai a zonzo per la Valle D’Itria. Non c’è nessuno in giro, nè hai alcuna fretta: tutto è una meraviglia, fermandoti qua e là ad ammirare olivi contorti come statue del Laocoonte arrivi fino alla chiesa di Santa Maria in Barsento, dall’architettura così semplice e armoniosa da rasentare la perfezione. Pensare che quand’eri bambino ogni gita con tuo padre che comprendesse una visita a una qualche chiesa era accolta da una costellazione di improperi da parte tua e di tuo fratello. Passi la notte a Cisternino, in un complesso di trulli ristrutturato di proprietà di un gentilissimo amico/cliente, e il giorno dopo recuperi i ragazzi in Salento. IMG_1926C’è foschia e non fa un gran caldo ma  li sequestri tutti e tre e, crolli il mondo, andate a scagliarvi in acqua fino al tramonto: occorre fare il pieno di mare ora, perchè le spiagge che incontrerete sulla strada per Rovaniemi non saranno mai dolci quanto quelle della Puglia. “Non ci saranno aerei da prendere, però“, sussurri a Emma mentre il 737-800 Ryanair rulla lungo la pista in riva al mare “solo un grosso furgone. Che però consuma uguale, vacca boia“.

IL MEZZO CHE GIUSTIFICA IL FINE: recuperando il furgone del Prof. M.

“Questo dovrebbe accendere l’aria condizionata” disse il prof.M, scagliandoci per errore nell’iperspazio a bordo di un furgone Volkswagen

Campiglia Marittima, Milano – 8/10 Maggio 2015

C’è gente a cui servono giorni e giorni di vacanza, e chilometri di distanza, per riuscire a portar via veramente la testa dalla scrivania dell’ufficio (IKEA Melltorp, da € 39.90?). A te invece basta vedere la barra del primo casello alzarsi per sentirti perfettamente a tuo agio nel mood “vacanze”.  Va da sè poi che basta una telefonata sbagliata per spezzare l’idillio mentale, e farti sbattere il culo per terra. Splat. Ma questa è un’altra storia: e poi avevi una missione, altro che vacanza.

Fuggi da Milano verso le 4 del pomeriggio diretto a Piacenza, dove hai appuntamento col prof.M, proprietario del furgone che ospiterà te e i ragazzi quest’estate, ora parcheggiato in Toscana. Imbocchi l’autostrada mentre il cielo diventa di piombo, nell’abitacolo della tua Multipla dai fianchi generosi risuona questa. Ormani tuona e diluvia quando raggiungi il prof. M. al piano interrato di una assurda libreria nel centro della città, un labirinto sotterraneo di corridoi stretti tra scaffalature metalliche stracariche di libri, disposti secondo un’ordine imperscrutabile (manca solo il fantasma della vecchina). Riparandovi sotto un microscopico ombrellino su cui campeggia la scritta “CARS” e il disegno di una macchinina con gli occhioni al posto del parabrezza (non ti lamentare, piuttosto ringrazia tua figlia piccola) tornate alla tua auto: ovviamente il risultato, oltre all’aver offerto alla città uno spettacolo indecoroso, è che dovrete proseguire il viaggio completamente FRADICI.

Il Professor M.è un amico importante. Una di quelle persone che conosci da una vita, ma con il quale in tempi recenti hai stretto un’amicizia e un dialogo del tutto nuovi rispetto a prima. Il Professor M. è sposato e ha due figli, quest’estate porta la famiglia parecchio lontano e allora ha pensato di lasciarti il furgone: non te lo sei fatto dire due volte, ed eccoti qua.

Ora però è giunta l’ora che il Professor M. conosca una cosa di cui non vai affatto fiero, e che risale al suo matrimonio. Bene, a questo matrimonio tu non ti presentasti: probabilmente si pensò che, separato da poco dalla tua compagna, non te la sentissi di reincontrare le amicizie comuni tutte insieme. Ah sì sì, in fuga dagli affetti e dalle intimità degli amici storici, l’umiliazione del fallimento, bla bla bla. La vera verità è che TE NE SEI SCORDATO. Esattamente. Eri in ufficio quel giorno di Marzo, a fare diosacosa quando all’improvviso ti è venuto in mente, grosso coglione che sei, che quella mattina dovevi andare a un matrimonio. Ops. Le tue colleghe probabilmente ricordano ancora il monologo del Cioni che ne è seguito. Questo è il genere di personaggio sbadato che sei, che il Prof. ne tenga conto, con buona pace di Freud e dei suoi atti mancati.

FullSizeRenderC’è il sole il giorno dopo: il furgone riposa placido sull’erba ma una volta svegliato si scuote allegro e schiarisce la voce del motore. Il prof. è visibilmente sollevato, e passa a mostrarti orgoglioso tutte le “features” del bestione, che somiglia sempre di più a un transformer, tra sedili rotanti e letti scorrevoli. Cerchi di prendere appunti ma boh, sei troppo occupato a inviare foto del mezzo al figlio grande a Milano (il verdetto sibillino è “fichissimo”) e pensare a fare un bagno al mare. MARE, BAGNO, SUBITO. Sei una specie di cane di Pavlov dell’estate, cazzo, basta un po’di sole che cominci a sbavare.

E bagno sia. A Cala Violina ci sei già stato una volta, ricordi? Forse no, era una vita fa. Anzi due a pensarci bene. Mentre il prof. si addormenta sulla sabbia ti infili lentamente nell’acqua, non così fredda (però non sono passate tre ore da quando vi siete ingozzati di sopprassata e fo’accia, deh), bellissima. Ti senti contento, mentre ritornate attraverso la pineta al furgone. Ora e qui è già bello, ma lo è ancora di più guardando la prospettiva di fronte a te, che appare semplice, limpida. IMG_1753E invece, come si diceva all’inizio, arriva la telefonata sbagliata che ti riporta di botto col culo per terra, con in più la forza di gravità di Giove. Non è colpa della persona che ti ha chiamato, anzi, ma della cosa che suo malgrado ti deve comunicare. Tutto di nuovo torna ad essere complesso, delicatissimo, incerto, pericoloso: la libertà di movimento limitata, la prospettiva improvvisamente si stringe e diventa un corridoio male illuminato. Non sai se sia la cosa in sè (una grana verso la quale ti senti impotente), o la tua reazione (più che comprensibile, ti dici) a innervosirti di più.

Dopo cena scende il buio e mentre ne chiacchieri con il prof.M in giardino, cerchi di rilassarti con un pò di vino rosso e una di quelle cose che non si possono dire. Un grasso rospo attraversa il prato nell’oscurità e si arrampica su un muretto. Lo illumini con la torcia del cellulare, e lui si paralizza: sarà grande come la testa di un bimbo, il ventre si gonfia e si sgonfia. Probabilmente è terrorizzato, spegni il telefono e ti accontenti di guardarne l’ombra arrampicarsi tra i sassi. Fatichi ad addormentarti, sperando che qualche sogno ti porti un messaggio. Magari sotto forma di un rospone.

E invece la mattina dopo non ti ricordi un cazzo di quello che hai sognato, se non che c’era di mezzo il Papa. Il Papa!!! Ma come il Papa?? Come se non bastasse vederselo esposto dappertutto ormai, sulle copertine dei giornali, incollato sulla cassa in pasticceria, appeso nelle officine meccaniche ancorchè un pò distante dal tabernacolo delle Donne Nude. Che palle. Il Papa. Che cosa dovrà mai significare allora, una visita di Bergoglio in sogno? Una sbrodolata su pazienza e tolleranza? O quell’altra cosa che se qualcuno insulta tua madre gli puoi spaccare i denti senza che Iddio ti prenda a sberle?

Al ritorno guidi tu il furgone. E’ grosso, docile e un pò goffo, come un cagnone. I ragazzi ne saranno entusiasti, arrivato a Milano gli mostri le foto e gli racconti di quanto sarà bello andare in giro su quella casetta ambulante. Solo la bionda, figlia di mezzo, è taciturna.

Che c’è, piccola E.?

Sono stanchissima papà. E’ venuta S. a dormire da me e ci siamo addormentate tardissimo“. E che cosa avete fatto?Hai presente la mia amica A.? I suoi genitori ospitano una ragazza giapponese di nome Fujita, che cercava casa”. Mmh. E adunque, figliuola? Non vedo alcun nesso. “Praticamente è fujita di casa! Hai capito papà? “fujita” di casa! Siamo andate avanti a ridere tutta la notte.” 

In conclusione, ora hai un furgone, una grana in più, e una figlia col senso dell’umorismo di Ezio Greggio.

INTRO 

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Mi chiamo Giuliano.

Qualche anno fa ho fatto tre bellissimi figli con una donna assieme alla quale ho vissuto per tredici anni; poi noi due ci siamo separati, e ognuno ha proseguito la propria strada. Sono anche un architetto, in anni di crisi: questo vuol dire che corro in giro portandomi la partita iva come una scimmia sulla schiena. Quando mi sento stanco, penso a Etty Hillesum che diceva: “la vita è difficile, ma non è grave”. Ecco, io sono convinto che, quali che siano le condizioni al contorno, quando hai dei figli coltivare piccoli sogni non sia solo un diritto ma anche un dovere verso di loro: per trasmettergli il desiderio di esplorare il mondo e la vita tutta, prendendosi le proprie responsabilità e qualche rischio.

Quest’anno compirò quarant’anni: non mi volto spesso a guardare indietro, cerco piuttosto di fare attenzione a dove metto i piedi, perché nonostante tutto ho ancora la tendenza a camminare un po’ sollevato da terra.

Ma con tre figli, non mi posso permettere di inseguire le nuvole.

O forse sì.

E allora io li prendo i miei tre figli, e questa volta le nuvole le andiamo a inseguire insieme. Anzi il sole: quello che d’estate non tramonta mai. Da Milano alla Lapponia e ritorno, attraversando tutta l’Europa e fermandoci dovunque ci piaccia, noi quattro e il furgone (il mezzo che giustifica il fine). Rovaniemi in fondo non è altro che il nome di una località geografica: è tutto ciò che la separa da quella che chiamiamo casa che importa.

So che non sarà facile, mi manca quasi tutto a partire dai soldi per farlo: però sono convinto che da qui all’estate riuscirò a trovare il modo di mettere insieme ogni pezzo, chissà, magari anche con l’aiuto di qualcuno di voi.
In cambio prometto che, a modo mio, vi ricompenserò con qualche cosa, che sia un acquerello di un animale incontrato lungo la strada, una canzone suonata con la chitarra scordata e registrata un giorno che piove e non si può mettere il naso fuori dal furgone, o un oggetto assurdo raccolto per strada dalla più piccola del gruppo: perchè soprattutto sento il bisogno di raccontare tutto questo.
Che riusciamo ad arrivare fin lassù o no, questa è la nostra storia.
noi